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Cucina francese in Laos

La cucina francese in Laos

Che il Laos sia un paese imprevedibile e completamente fuori da ogni schema l’ho già detto. Ma fra le cose che mi hanno stupito di più (nel mio caso non è una novità, lo so) c’è la cucina. Devo dirlo subito: i piatti laotiani mi sono parsi buoni, ma non indimenticabili (mi perdonino gli amanti dello sticky rice, ma davvero non è il mio forte). Però c’è un aspetto incredibile: la fusione con la cucina francese, che racconta in una forchettata (sì, si usano più le posate delle bacchette) anni di esperienza coloniale. Sembra scontato, ma non lo è. E il risultato, nel lungo periodo, è fantastico: un po’ perché oggi l’incontro fra le due culture ha creato comunque piatti nuovi e originali. Un po’ perché mangiare francese in riva al Mekong costa meno della metà che in Italia. Accetto già la critica: questo non può essere la vera realtà culinaria locale. Rimando al mittente. Il Laos è tutto questo: street food al mercato notturno, come questo spaccato di Francia. La storia ce la teniamo …

Mangiare a Cuba

Due parole sulla cucina caraibica Amici e conoscenti si sono meravigliati del fatto che io sia tornata da Cuba molto soddisfatta (fra le altre cose) della cucina. Premetto che nessun Paese che ho visitato finora mi ha delusa e i miei gusti sono decisamente di ampie vedute, ma i piatti creoli mi hanno conquistata. Per quanto, va detto, gli ingredienti siano piuttosto ripetitivi. Ma solo quelli, perché, le varianti sul tema maiale, pollo e aragosta in realtà sono tante. Del resto, quando si hanno poche materie prime di base ci si deve ingegnare. Un esempio? Il pollo, carne economica per eccellenza, era il pezzo forte in più di una casa particular che mi ha ospitata. Se a Cienfuegos la specialità era quello alla Coca (nel senso proprio della bibita gassata), a Viñales ce l’hanno servito alla birra. A Trinidad era arrosto, all’Havana era una specie di ‘cacciatora’. Diciamo che l’ingrediente segreto è la personalità della cuoca, e che cenare in un paladar è di gran lunga più emozionante che al ristorante, ma non sono mai rimasta delusa. Ho provato a …

Quattro chiacchiere con lo chef Michael White

Garganelli a stelle e strisce Un post veloce veloce, da dedicare a Michael White. Il mio incontro con lo chef americano, premiato a Imola durante il Baccanale qualche giorno fa, è stato davvero piacevole e spontaneo. Proprio come è lui: se la potrebbe tirare ai massimi, dall’alto delle sue stelle Michelin, è invece è stato affabile e disponibile come pochi. Del resto, ha detto che si sente romagnolo. E in effetti sembra proprio così, anche se non riesco bene a immaginarlo in quelle cucine frenetiche pronto a urlare contro giovani apprendisti, come vediamo fare nei vari Masterchef e similari. In realtà l’ho visto in azione. E non a New York (anche se sono otto i suoi ristoranti nel mondo, tutti di cucina italiana), ma al San Domenico (due stelle Michelin). Ma che ci faceva White in cucina con lo chef imolese Valentino Marcattilii? La storia è così. Siamo negli anni Novanta: il cuoco americano Michael White sente parlare della città da un collega e fa armi e bagagli per il suo ‘gran tour’ italiano. Il motivo, mi racconta, dimostrare ai genitori che si sta impegnando ai …

Mangiare (quasi) low cost a Tel Aviv

Tel Aviv Diciamolo subito: Israele è un tripudio enogastronomico. Terra di incrocio, approdo, sintesi, anche la cucina descrive questo continuo puzzle culturale. Se i sapori dominanti sono quelli mediorentali, non mancano influssi dell’Europa dell’Est e tanta, tanta sperimentazione. In più è decisamente anche il regno di vegetariani e vegani: dai falafel all’hummus, non è difficile infatti trovare locali che comprendono nei menù tante possibilità. Unico problemino: il prezzo. Se vi trovate a Tel Aviv non avrete che l’imbarazzo della scelta dalla colazione al dopo cena, ma per il portafogli potrebbero essere dolori. Giusto per dare un’idea, non ci discostiamo dai prezzi delle città del Nord Italia o dalla principali capitali europee. Ecco quindi qualche consiglio per mangiare (davvero) molto bene a prezzi onesti. Miznon Come sempre, i posti migliori si trovano per caso. E dire che spesso, arrivando tardi (oltre le 23.30) in una città nuova, mi è capitato di dovermi accontentare del primo posto trovato aperto nei paraggi dell’albergo. Questa volta siamo stati davvero fortunati. In King George, infatti, vagando solo pochi minuti (a …

Mangiare a Venezia: il Paradiso Perduto

Non tutto è… perduto in Laguna Un breve post per sfatare un diffusissimo luogo comune: che a Venezia si mangia male. Tornata da poco dalla Mostra internazionale del Cinema voglio segnalare un posto che ha più di un punto a suo favore: il cibo è tradizionale (e buono), si trova in un punto molto pittoresco di Cannaregio, è popolato tanto da turisti che da gente del posto. E non costa un’esagerazione (siamo pure sempre in centro a Venezia, non è comunque regalato, questo sì). La cena al Paradiso Perduto (c’è anche un sito molto curato, qui tutte le informazioni sulla storia del locale con gli appuntamenti musicali) è stato un gradito ritorno. Ce lo consigliò la prima volta il proprietario del suggestivo B&b Campiello Zen (una favola, ma ha il suo costo): cercavamo un bacaro o comunque un posto il più possibile simile a un’osteria. La sfida a Venezia non è così facile: molte zone sono ostaggi dei turisti, le proposte di spaghetti bolognesi non si contano, così come i menù in inglese. Ma qualche isola felice …

Dove mangiare a notte fonda a Bologna

Voglio che i professionisti che leggono queste pagine le apprezzino per quelle che sono, e cioè uno sguardo sincero all’esistenza che molti di noi hanno condotto e respirato per la maggior parte dei propri giorni  e delle proprie notti, a detrimento della ‘normale’ interazione sociale. Non avere mai un venerdì o un sabato sera liberi, lavorare sempre durante le vacanze, essere indaffarati soprattutto quando il resto della popolazione è appena uscita dall’ufficio, generano una visione del mondo a volte peculiare, che spero i miei colleghi chef e cuochi riconoscano.  Anthony Bourdain, ‘Kitchen confidential’ Volevo scrivere questo post da tempo. Ma la spinta decisiva è arrivata dopo una serata organizzata dall’Ais di Bologna cui ho partecipato di recente. Il tema era quello delle osterie bolognesi dagli anni Venti a oggi con due testimoni che di aneddoti ne avevano parecchi da raccontare: Carlo Faccioli, ex titolare della storica osteria di via Altabella Olindo Faccioli (il padre) e Nicola Spolaore, figlio di quel Luciano che gestì fino a pochi anni fa l’Osteria del Sole (vicolo Ranocchi). Sono stati loro a guidarci in …