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Cosa fare a Bologna

“Non ricordo se è stato prima o dopo Lucca che sono andata a Bologna- una città così bella che ho mai smesso di canticchiare, per tutto il tempo che sono rimasta lì, la famosa canzone di David Bedingfield, ‘My Bologna has a first name: Pretty…’. Con le sue stupende architetture di mattoni rossi e la sua famosa opulenza, Bologna è chiamata per tradizione, ‘la Rossa’, la ‘Grassa’ e ‘la Bella’. Il cibo è certamente più buono qui che a Roma o, forse, semplicemente usano più burro. Anche il gelato a Bologna è più buono. I funghi qui sono grandi lingue carnose sensuali, e le guarnizioni di prosciutto sulle pizze sembrano merletti che ornano il cappellino di una bella signora. Poi, ovviamente, c’è il sugo alla bolognese, che sbeffeggia sdegnoso qualsiasi altra idea di ragù. Mentre torno a casa da Bologna mi rendo improvvisamente conto che non esiste in inglese un’espressione equivalente a buon appetito”. Elizabeth Gilbert, ‘Mangia, prega, ama – Una donna alla ricerca della felicità’  Bologna è bella, grassa e, soprattutto, tutta da gustare. …

A Bologna di mercato in mercato

Chi mancasse da tempo da Bologna, ad esempio uno dei tanti studenti fuori sede, e tornasse in città adesso noterebbe una cosa su tutte: la riscoperta dei mercati cittadini. Luoghi che a volte erano finiti un po’ nel dimenticatoio e che da un anno a questa parte stanno calamitando tutti i localini più alla moda. Visto che il bolognese medio tende ad andare sempre negli stessi posti, finché vanno, anche questi sono effettivamente spesso presi d’assalto, ma ne vale la pena perché mettono al centro il concetto di prodotto tipico, di qualità. O anche semplicemente perché offrono qualcosa di alternativo alla tradizionale osteria. Insomma, ho notato la crescita di una tendenza che all’estero ho già visto diverse volte (penso a città come Tel Aviv, Berlino, New York), ma ben venga anche da noi. Anche perché alcune zone bellissime del centro storico sono letteralmente rinate. Come ad esempio, quella del Mercato delle Erbe. Da anni passare per la piazzetta davanti a via Belvedere non era sempre una passeggiata piacevole. Ora certe sere non si cammina da …

Sapori francesi a Bologna, le Bar à vin

Devo fare una premessa: il locale protagonista di questo post purtroppo ha chiuso proprio da pochi giorni. Ma ve lo lascio leggere lo stesso: un personaggio come Angelo va comunque conosciuto. E chissà mai che non si lanci di nuovo in qualche avventura in futuro. Passando per la centralissima via Nazario Sauro, se buttate l’occhio sulla sinistra, lì proprio vicino al ristorante indiano, vi capiterà di vedere una lavagnetta davanti alla porta del nuovo locale. Si tratta del Bar à vin, aperto poco prima di Natale. Sono subito andata a fare un sopralluogo visto che quel posto lo tenevo d’occhio da un po’. Perché? Il locale ha preso il posto del ristorante francese Au Coq qui rit. Molti bolognesi lo conoscevano bene, in via Fondazza, un po’ nascosto sotto i portici, con la sua luce bassa, le note di Edith Piaf, le pareti violette. Un locale caldo e con un menù francese con varie portate classiche (fra cui il petto d’anatra e le mitiche lumache), che io amavo molto. Bene, lo spirito mi sembra rinato …

Dove mangiare a notte fonda a Bologna

Voglio che i professionisti che leggono queste pagine le apprezzino per quelle che sono, e cioè uno sguardo sincero all’esistenza che molti di noi hanno condotto e respirato per la maggior parte dei propri giorni  e delle proprie notti, a detrimento della ‘normale’ interazione sociale. Non avere mai un venerdì o un sabato sera liberi, lavorare sempre durante le vacanze, essere indaffarati soprattutto quando il resto della popolazione è appena uscita dall’ufficio, generano una visione del mondo a volte peculiare, che spero i miei colleghi chef e cuochi riconoscano.  Anthony Bourdain, ‘Kitchen confidential’ Volevo scrivere questo post da tempo. Ma la spinta decisiva è arrivata dopo una serata organizzata dall’Ais di Bologna cui ho partecipato di recente. Il tema era quello delle osterie bolognesi dagli anni Venti a oggi con due testimoni che di aneddoti ne avevano parecchi da raccontare: Carlo Faccioli, ex titolare della storica osteria di via Altabella Olindo Faccioli (il padre) e Nicola Spolaore, figlio di quel Luciano che gestì fino a pochi anni fa l’Osteria del Sole (vicolo Ranocchi). Sono stati loro a guidarci in …