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Un weekend a Palermo

Il mercato di Ballarò

Il mercato di Ballarò

Perché Palermo

Cambiare aria per tre giorni si può e senza andare troppo lontano. Una meta ideale e organizzabile anche all’ultimo potrebbe essere Palermo. Io ci sono appena stata, andata e tornata con un volo davvero low cost (60 euro andata e ritorno da Bologna con Ryan Air) con un’ottima combinazione di orari (partenza alle 6.30 e ritorno alle 23.30). Per prima cosa consiglio un B&b, in posizione strategica: ‘La via delle biciclette’ è a cinque minuti tanto dalla stazione che dai Quattro canti, punto di partenza per girare il centro storico. Nella stretta via (un tempo qui c’era il ghetto ebraico) che odora di camere d’aria, si varca un portone e si sale per due piani, fino alla vista sui tetti. I giovani proprietari Manlio e Manuela si prodigano in consigli per gli ospiti e le camere sono arredate con uno stile che fa un po’ Amélie Poulain, ma decisamente accogliente. Mi hanno colpita la pulizia e le brioche della colazione. Ottimo anche il prezzo (doppia a partire da 70 euro). Giusto per farsi un’idea, un blitz di questo tipo costa circa 250 euro.

Vucciria 'by night'

Vucciria ‘by night’

Perché andare. Lasciarsi il ‘continente’ alle spalle è emozionante. Palermo è come una porta sul Mediterraneo, è un mosaico di stili, volti, suggestioni che vanno dall’Africa alla Francia normanna. Questo guazzabuglio si ricrea nei mercati, i cuori pulsanti della città e le mete più affascinanti della città. Ballarò, il Capo e la Vucciria sono macchie di colore abbagliante sullo sfondo di grigi, decadenti, palazzi. I giovani affollano, soprattutto di sera, strette vie fra case crollate o piene di crepe: mi sono chiesta se questo è il futuro che avranno sempre davanti o se loro stessi rappresentano il futuro dopo tanto abbandono. Le chiese opulente in oro e mosaici contrastano con il degrado, come gioielli inghiottiti dal traffico incessante. E poi c’è il mare, l’azzurro dell’acqua di Mondello. La luce abbagliante. E poi c’è la cucina, che trionfa in sapore e che di certo non ama la semplicità. Ma il colore, la sostanza e la generosità, quelle sì.

Dove mangiare
Forse dirò una cosa impopolare, ma della cucina palermitana non ho trovato insuperabile il pesce. Sfizioso (anche se non per deboli di stomaco), invece, lo street food. Un capolavoro, i dolci a base di ricotta. Partirei dai primi piatti: ne ho provati due che si sono rivelati un successo.

Pasta con le sarde

Pasta con le sarde

La pasta con le sarde è un must cittadino, ma conosco gente che  ne è rimasta delusa. Molto buona quella della Cambusa, locale con prezzi onesti che si affaccia su piazza Marina. Sedetevi nei tavolini all’aperto, provate l’insalata di arance, finocchi, pesce spada e bacche rosa: freschissima. Ed eccoci alla pasta con le sarde: non amo il pesce col pomodoro, ma devo fare un’eccezione: intanto perché la salsa non è troppo abbondante e poi perché le sarde, il finocchietto e il pan grattato si sposano alla meraviglia. Sulla stessa linea anche la pasta con l’anciova: anche in questo caso dove non bisogna andarci piano col pan grattato. Riconoscerete comunque nel sugo l’ingrediente principale: l’acciuga. Molto saporito. Io l’ho mangiata al Piccolo Napoli, ristorante molto amato dalle guide, sia Lonely Planet, che Routard per intendersi. Il locale è un po’ datato, ma la caponata, le panelle iniziali e il loquace proprietario valgono la visita. Una cena completa per due, con bottiglia di vino, si aggira sui 75 euro.

Veniamo proprio alle panelle e allo street food. Mi riferisco al mitico pani ca meusa, il panino con la milza, alle frittelle di ceci, arancini e crocché, crocchette di patate (c’è anche una versione insaporita con la cipolla).

Il panino con la milza della Focacceria San Francesco

Il panino con la milza della Focacceria San Francesco

Avete davanti a voi due strade per provarli. Quella più soft. Recatevi subito all’Antica focacceria San Francesco: un locale storico che si affaccia davanti a una bella chiesa (fate una sosta al chiostro, merita una visita per gli stucchi dll’artista locale Serpotti). Potete provare tutte queste specialità, anche la pizza tipica locale, lo sfincione, a prezzi contenuti, seduti in comodi tavolini. Altrimenti potete immergervi, soprattutto nel tardo pomeriggio, nella bolgia di Ballarò per la versione più strong. Ci sono diversi ambulanti che vi serviranno la milza, riscaldata al momento in un grande pentolone, dentro al panino. Per finire, una spruzzata di limone e una manciata di formaggio grattuggiato. Il sapore è veramente deciso e il primo morso può confondere per la somiglianza con la carne di fegato. Un consiglio: sedetevi ai tavoli di legno nel cuore del mercato, ordinate un piattino di crocchette e panelle (2 euro) e accompagnatelo a una birra gelata (curiosamente hanno l’altoatesina Forst, che mix tutto italiano).

Panelle e crocchette: aperitivo a Ballarò

Panelle e crocchette: aperitivo a Ballarò

Sempre a Ballarò, una via prima, c’è la Mecca del cannolo. In un vecchio laboratorio della famiglia Rosciglione potete provare il più tradizionale dei dolci siciliani: quando sono passata io c’era una comitiva di tedeschi urlanti (dalla gioia?). Si possono prendere anche da asporto, lo stesso vale per i pasticcini di mandorle e pistacchi già impacchettati. Quanto alla cassata, l’ho assaggiata buonissima in tutti i posti già citati.

Infine, veniamo proprio al pesce. Dei posti provati da me, non mi sento di consigliare un locale in particolare. Devo dire che ho puntato più sulla posizione dei ristoranti che sull’aspetto (nella bella e animata zona di via Bara all’Olivella sono tutti molto turistici). In uno di questi però (vale la pena scegliere più o meno a sentimento), ho trovato dei buoni involtini di pesce spada, ripieni con pangrattato e formaggio. Un appunto su Mondello: avevo voglia di pranzare vicino alla spiaggia, con vista mare. I locali sono piuttosto affollati e datati: devo dire che né l’impepata di cozze né il pesce alla griglia mi hanno veramente soddisfatta, ma la terrazza sull’azzurro dell’acqua indubbiamente valeva. Se trovate un posto valido segnalatemelo!
Polpette di sardeMerita, invece, un ristorante proprio nel cuore del mercato del Capo: si chiama Supra I Mura e il suo punto di forza è che si trova in una piazzetta assolata circondata da palazzi e bancarelle. Un dipendente del ristorante vi cuocerà il pesce alla griglia davanti al locale e sono ottimi anche gli spaghetti ai ricci di mare (molto intensi). Io però consiglierei soprattutto gli antipasti: dalla più classica parmigiana di melanzane a delle strepitose polpette di sarde (ancora loro, sì) in salsa di pomodoro. Mai assaggiata una così buona, di una dolcezza incredibile, c’era il sole dentro a quel piatto. In alternativa, altrettanto buone polpette di spada con cipolla. Davvero un indirizzo da non perdere all’ombra di Santa Rosalia.

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