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Un alberello pantesco

Le cantine di Pantelleria

Torno a scrivere di Pantelleria, che non solo è stato il nostro ultimo viaggio, ma anche la scoperta di un posto nuovo con tutti gli ingredienti che piacciono a me. Facile indovinare: è un’isola sperduta, che sono riuscita a visitare in bassa stagione, è vulcanica, la terra fuma e in generale la natura non è di quelle più ospitali.  Insomma, è uno di quei luoghi, dall’Islanda alla Nuova Zelanda, in cui ci si sente un po’ gli intrusi (ma per fortuna costa meno eh). E poi, la ciliegina sulla torta: ci sono le cantine da visitare e il vino. E che vino. Tutti quelli a cui ho detto che partivo per Pantelleria sono partiti in tromba con i capperi e il passito. Per fortuna non ci sono solo quelli, ma in effetti sì, si guida fra distese di vigne e piante verdissime di cappero che si trovano, oltre che nelle apposite coltivazioni, anche sui muretti a secco o sulle rocce. E poi c’è un altro mare, oltre il Mediterraneo: quelle delle viti, dei bassi alberelli …

Pantelleria a settembre

  La prima immagine che ho di Pantelleria è un produttore che arriva nel suo ristorantino sul mare, un piccolo dammuso dove si può pranzare e degustare i vini, e inizia a distribuire a tutti grappoli di zibibbo. Scende le scale e offre qualche chicco a tutti i bagnanti che riesce a trovare a Gadir. C’è chi sta uscendo ancora dall’acqua, chi sta prendendo il sole. Per tutti c’è un po’ d’uva. La mia Pantelleria è questo. Vite complicata da coltivare in una terra sempre assetata e da raccogliere, con le schiene curve su quei bassi alberelli. Ma anche gente che ci ha accolto con cortesia, in maniera semplice, senza effetti speciali. Pantelleria, un’isola lontana da tutto Pantelleria è bellissima e non assomiglia a nessun altro posto, con il suo isolamento e la sua anima nera. Scura è la roccia vulcanica, che a volte ricorda il carbone delle calze della befana, e scuri sono gli scogli su cui si cerca, rischiando a volte di rompersi l’osso del collo, di arrampicarsi per arrivare al mare. Nera …

Un weekend a Palermo

Perché Palermo Cambiare aria per tre giorni si può e senza andare troppo lontano. Una meta ideale e organizzabile anche all’ultimo potrebbe essere Palermo. Io ci sono appena stata, andata e tornata con un volo davvero low cost (60 euro andata e ritorno da Bologna con Ryan Air) con un’ottima combinazione di orari (partenza alle 6.30 e ritorno alle 23.30). Per prima cosa consiglio un B&b, in posizione strategica: ‘La via delle biciclette’ è a cinque minuti tanto dalla stazione che dai Quattro canti, punto di partenza per girare il centro storico. Nella stretta via (un tempo qui c’era il ghetto ebraico) che odora di camere d’aria, si varca un portone e si sale per due piani, fino alla vista sui tetti. I giovani proprietari Manlio e Manuela si prodigano in consigli per gli ospiti e le camere sono arredate con uno stile che fa un po’ Amélie Poulain, ma decisamente accogliente. Mi hanno colpita la pulizia e le brioche della colazione. Ottimo anche il prezzo (doppia a partire da 70 euro). Giusto per farsi un’idea, un blitz di questo tipo costa circa 250 euro. Perché andare. Lasciarsi il ‘continente’ alle spalle è emozionante. Palermo è come una porta …