“Vedete quell’auto bianca laggiù? La strada che sta percorrendo si trova in Italia; quella collina, invece, è già Slovenia. Il paese di fianco, San Floriano, è di nuovo Italia”. Siamo nell’azienda Russiz Superiore, a Capriva del Friuli, e fuori dalla finestra c’è il Collio, terra di agricoltura, di vini e di confini. Continua anche in Slovenia, ma il nome cambia e diventa Brda. In questo angolo di Friuli Venezia Giulia ogni colle è un frammento di una storia di frontiera, abbattuta realmente solo nel 2004, assieme all’ultimo muro di Gorizia. E’ una terra di campanili austro-ungarici, di trincee, di campi di battaglie feroci durante la follia delle Guerre Mondiali. Ma oggi è anche terra di piccoli comuni, di simpatiche osterie e raffinati relais, di prosciutto che fa scendere qualche lacrima (scusate amici vegetariani, ma davvero è irresistibile), di cantine nel centro delle cittadine che, durante la vendemmia sono in pieno fermento. La sera, con il primo odore dell’autunno, ho sentito arrivare anche quello pungente del mosto e dell’uva in trasformazione, semplicemente camminando per strada. E’ l’odore delle cantine dei nonni, almeno di uno come il mio, che teneva il tino che si era portato dal podere sull’Appennino sotto il cortile di una casa a un passo dal centro di Bologna.

Visitare il collio, fra borghi e vigneti (foto di Letizia Gamberini, 2018)
Il Collio è una Doc, ma soprattutto una culla di vini bianchi, quelli che amo di più. Vini freschi, con la sapidità portata da un mare non poi così lontano (una trentina di chilometri), un po’ taglienti, che a volte chiedono di farsi aspettare, quando non ci pensa il legno a smussare gli angoli. Qui, protetta a Nord dalle Alpi Giulie, abita la Ribolla gialla, ma anche il Friulano, il Sauvignon Blanc, la Malvasia Istriana, il Cabernet Franc e il Merlot. La zona si estende per 7mila ettari, ma solo circa 1.500 sono adibiti a vigneto, per mantenere l’equilibrio con la parte di bosco. Il suolo ha un nome particolare, ponca, composto da marne (calcare) e arenarie.
Il Collio è stato un ritorno e una sorpresa. La scintilla era scattata un anno fa, ma mi era rimasta la voglia di questi luoghi, dopo una di quelle giornate perfette e una stimolante visita in cantina (sotto ve la racconto). E così, ci sono tornata davvero, assieme ad amici e ritrovando amici. Perché se no, a bere bene senza condividere, che gusto c’è. Ecco una piccola guida, se vi trovate da queste parti e volete orientarvi un po’ fra visite e degustazioni e sapere dove mangiare, per tutte le tasche.
Scoprire le cantine del Collio
Ce ne sono davvero tantissime e dalle anime molto diverse. Ovviamente sono riuscita a visitarne solo alcune, mentre di altre ho avuto modo di assaggiare i vini, sia nelle scorribande sul posto o in occasioni come il Vinitaly. Generalmente, per la mia esperienza, è sempre meglio prendere accordi prima, soprattutto se capitate, come me, in piena vendemmia (a metà settembre quindi) e i produttori sono davvero impegnati.
Castello di Spessa
Qui non si parla di solo vino, ma di fare un tuffo nella storia, viaggiando fino al Medioevo. Ci si trova, infatti, in un vero e proprio castello, con un giardino che regala romantici scorci sulle colline circostanti, soprattutto al tramonto. Un luogo bello, ma denso anche di curiosità: ad esempio uno degli ospiti vip del Settecento, era il mitico Giacomo Casanova, che apprezzava parecchio il vino del posto (e non solo, si sa). Per gli appassionati di storia più recente, invece, un’esperienza unica nel suo genere è visitare la riserva personale dell’attuale titolare, Loretto Pali, scendendo in un bunker scavato durante la Seconda Guerra Mondiale dai contadini della zona. E’ incredibile il cambio di temperatura 18 metri sotto terra!
Passando ai vini, da annotare il Pinot Bianco, dai profumi delicati, vellutato, ma con una bella sapidità, e il Pinot Grigio Ramato, Joy, con la sua nota finale un po’ amara. Una chicca, davvero, il Pinot Nero, vitigno dal carattere difficile si sa, ma che qui si deve essere davvero trovato a suo agio. Riposa in legno per circa 15 mesi e la produzione è limitata, a circa mille/1.500 bottiglie. Un’esplosione di profumi, in particolare la viola. Il nome non poteva che essere uno, Casanova!
Info: Il Castello di Spessa, a Capriva del Friuli, è un Golf & wine resort, ma potete farvi un regalo anche completando la visita in uno dei ristoranti, la Tavernetta al Castello, dove la cucina internazionale si sposa con i prodotti del territorio. Un paio di piatti davvero super? Il risotto con cubetti di asado, oppure il diaframma. Avete letto bene, ero molto curiosa e ho trovato una carne morbidissima e saporita. Ma il menù ha davvero tanti assi nella manica. Interessante la carta dei vini, senza prezzi da capogiro. E’ chiuso la domenica sera e il lunedì.
Russiz Superiore
L’arrivo in mezzo alle vigne è fiabesco, così come il grande camino friulano tradizionale nella villa al centro della tenuta. Russiz Superiore, sempre a Capriva del Friuli, è un angolo di pace, ma anche di storia. Come spiega Roberto Felluga, titolare dell’azienda (assieme all’altra che porta il nome del padre, la Marco Felluga), l’avventura di famiglia è iniziata molto tempo fa. Il nonno Giovanni era partito dall’Istria, per poi trasferirsi con l’attività a Grado e, infine, approdare a Gradisca d’Isonzo nel 1938. Nel 1967, ecco l’azienda Russiz Superiore, proprio negli anni in cui nasceva il consorzio Collio (il terzo in Italia) e la Doc. Il confine sloveno è davvero a un passo e fino a non molti anni fa per spostarsi fra i due paesi era necessario presentare un documento, avere un permesso agricolo o un lasciapassare se si viveva entro dieci chilometri dalla frontiera. Un territorio complesso da conoscere prima di visitare questa azienda in cui la filosofia è interpretare quello che la natura dispone per ogni annata.
L’amore scatta con il Sauvignon, in varie declinazioni: dal Collio Sauvignon 2017 (un 15-20% fermenta in legno), fino al Collio Sauvignon Riserva 2013 (30-40% di legno e tre anni sulle fecce nobili) o al Collio Bianco Col Disôre 2015, un uvaggio di Pinot Bianco, Ribolla gialla, Sauvignon e Friulano (100% legno). Interessante anche il Cabernet Franc 2015, speziato e con un tannino morbido: le vigne hanno oltre 50 anni.

Russiz Superiore
Info: a Russiz Superiore da aprile a novembre si può anche soggiornare in relais, facendo colazione nella villa, condivisa dalla famiglia Felluga assieme agli ospiti. Le degustazioni e visite si fanno su appuntamento. Tel. 0481 80328-92237. www.russizsuperiore.it
Roncùs
Un’altra cantina a Capriva del Friuli e un’altra storia di famiglia. Roncuz era il toponimo ai tempi del catasto asburgico e i Perco erano mezzadri in terre che appartenevano alle suore. L’azienda vinicola, ora in regime biologico, è nata nel 1985 e oggi in cantina c’è Marco, che interpreta il territorio con una sua visione molto chiara: far parlare il vitigno lasciandosi esprimere con naturalezza, ma unendo una certa ‘rusticità’ all’eleganza. La sorella Antonella si occupa dell’accoglienze guida nelle degustazioni, che si tengono in una bella sala al pian terreno, proprio davanti alla cantina. Abbiamo particolarmente apprezzato il Collio 2016, un uvaggio di Friulano, Pinot Bianco, Sauvignon (tutto acciaio) e il Vecchie vigne 2014, bland di Malvasia istriana, Friulano e Ribolla, da vigneti con più di 50 anni di età, con affinamento in botti grandi di Slavonia. La mia preferita, però, resta la Malvasia istriana 2017 in purezza, profumata, con la sua nota finale amarognola. Per piatti di struttura (13.5°!).
Info: Roncùs è in centro a Capriva e pernottare qui può essere interessante per chi vuole dormire proprio sopra una cantina di paese (compresi i suoni, dalle oche al mattino alle campane della vicina chiesa che suonano davvero spesso. A me tutto questo piace molto, ma non aspettatevi il silenzio assoluto ecco). Stanze e appartamenti ben curati, la colazione è da concordare. Il prezzo di una degustazione è di 12 euro per cinque calici (appartamento per 4 persone, 105 euro). Tel. 0481 809349.
Pascolo
Ecco un produttore con le idee chiare, la nuova generazione di un’azienda di famiglia. La visita da Alessandro Pascolo è una vero viaggio nella viticoltura locale, raccontata in modo preciso ed esaustivo dal titolare, che fa un vino senza fronzoli e senza voler tentare soluzioni originali a tutti i costi. E, va detto, si occupa interamente del vigneto (7 ettari, per 30mila bottiglie). Nel nostro caso è stato possibile degustare, facendo il confronto, due tipologie di vino in due versioni: quella appena vendemmiata, col vino ancora in maturazione, e quella dell’annata, direttamente dalla botte. Davvero interessanti, con la loro freschezza e sapidità, Sauvignon e Ribolla gialla, prodotta anche nella versione spumantizzata.

Ruttars

L’azienda Pascolo
Info: la cantina è a Dolegna del Collio, nella località Ruttàrs, ed è sempre aperta dalle 10 alle 17. Tel, 0481 61144.
Dove mangiare
Segnalo tre ristoranti del collio. Tre fasce di prezzo diverse, tre esperienze diverse.
L’Argine a Vencò
Scommetto che il nome vi dice qualcosa. Magari vi farà pensare al programma tv Masterchef, ma di certo non si arriva abbastanza preparati all’oasi di pace in cui è immerso questo ristorante che in tempi rapidissimi è stato illuminato da una stella Michelin. Ma la vera luce è quella che circonda la chef, Antonia Klugmann, che si muove silenziosa e attenta in cucina, prima di uscire a salutare ogni tavolo (sono sei), ringraziando tutti con un sorriso delicato. Un tocco femminile e garbato che si ritrova anche nei piatti, che interpretano la stagione con prodotti del territorio, giocando con colori, frutta e… semi. In sala c’è Romano, diavolo tentatore degli appassionati di vini. Ci ha proposto solo etichette locali, abbinate alla perfezione. Per completare davvero l’esperienza, però, bisognerebbe dormire in una delle tre camere disponibili. Un po’ perché scoprirete presto che Romano non versa il vino col contagocce, anzi; un po’ perché vi risveglierete nella pace, davanti all’orto e a quelle piante che si ritrovano poi nei piatti. E poi perché la colazione preparata da Antonia, che alle 9 abbiamo già ritrovato in cucina, è qualcosa che supera ogni immaginazione (preparatevi pure a saltare il pranzo dopo, eh).

Ecco un pre-dessert. Il fiore si mangia: è di finocchio, ricoperto di cioccolato

Raviolini di salsiccia e zafferano, in un brodo di menta
Info. Il ristorante si trova a Dolegna sul Collio ed è chiuso il martedì. Aperto pranzo e cena dal giovedì alla domenica; solo cena da mercoledì al lunedì. Mangiare da Antonia Klugmann è ovviamente costoso, ma il prezzo è adeguato: il costo del menù che abbiamo scelto noi- sei portate con i vini abbinati- è di 120 euro a persona. Il costo della camera con colazione è di 130 euro in due.
La Subida
E’ una vera istituzione locale, e a ragione. E’ un posto incantevole, in mezzo alla natura, con prodotti di grande qualità (alcuni si possono anche acquistare). C’è pure un ristorante stellato, il Cacciatore, ma uno dei miei ristoranti preferiti in assoluto è l’Osteria, con i suoi tavoli all’aperto, in mezzo alle colline, dove il telefono parla già sloveno. Cosa si mangia? Un po’ di tutto. Noi abbiamo condiviso formaggi, lo strepitoso prosciutto d’Osvaldo (un produttore ormai mitico che si trova a Cormons) e il tradizionale frico (a base di patate e formaggio). Fra i vari primi piatti, io ho scelto gli gnocchi alle susine (erano proprio ripieni di marmellata di susine, cotti nel burro e cosparsi di cannella e formaggio grattugiato: molto dolci, ma molto buoni). Fra caffè, vino della casa e dolci siamo arrivati a un conto di 23 euro a testa (eravamo in otto).

Facce (soddisfatte) da Subida
Info: la Subida si trova a Cormons e non è solo un luogo in cui mangiare, ma un country resort, per cui potete anche fermarvi a dormire. Di questo non ho esperienza, ma le foto del sito parlano da sole. L’Osteria è chiusa il giovedì.
Agli antenati
Ecco la trattoria che uno si aspetta di trovare in Friuli Venezia Giulia. Ambiente caldo, anziani al bar con il loro bicchiere di vino, cucina casalinga e saporita, un oste simpatico. Le specialità del giorno fanno bella mostra di sé sulla lavagna: noi abbiamo diviso un antipasto (a peso) di salumi e formaggi (spaziali), frico, lubjanska (una cotoletta al quadrato: carne di maiale impanata con dentro prosciutto e formaggio), calamari fritti e un hamburger scomposto davvero enorme. E poi verdura e vino della casa: insomma, una di quelle cene che finiscono alzando bandiera bianca, ma che resta memorabili. Come il prezzo: 17 euro a testa, con digestivo offerto.

Il ‘piccolo’ antipasto di salumi e formaggi
Info: la trattoria, aperta già dal mattino, si trova a San Lorenzo Isontino.
Cosa vedere nel Collio e nei dintorni
Visitare il Collio friulano vale il viaggio, ma se avete ancora un po’ di energie dopo le cantine, nei dintorni ci sono parecchi luoghi da scoprire. Intanto, a un’ora e mezza di auto c’è Lubiana, e in quaranta minuti si arriva a Trieste, dove l’Italia finisce e, addentrandosi nel Carso, si può scoprire qualche osmiza (un sito spiega quali sono aperte giorno per giorno). Ma, per restare più vicini, io consiglio una visita a Gorizia. Ci siamo fermati per una passeggiata pomeridiana e ho trovato un grazioso centro storico, con case colorate e porticate dall’atmosfera austroungarica, e una bella piazza (della Vittoria), all’ombra di un castello. Detto questo, la cittadina non mi è parsa molto vivace, ma merita lo stesso una tappa, almeno in piazza della Transalpina, per capire una pagina di storia che, almeno per chi viene da altre regioni, forse non è poi così conosciuta. Fino al 2004, questa piazza, dove si trova la stazione, era divisa in due dall’ultimo muro rimasto in Europa. Da una parte c’era Gorizia e dall’altra Nova Gorica. Con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea questo confine è stato abbattuto e oggi nella piazza resta il cippo che ricorda il confine italiano del 1947 affianco ai nuovi cartelli, che recitano Insieme in Europa, 1 maggio 2004. Una tappa per rinfrescare la memoria a chi non pensa alla fortuna che abbiamo ogni volta che passiamo un confine senza documenti, senza pensieri, esattamente come si va in Slovenia oggi. E a chi fa lo splendido dicendo che tanto, chissenefrega dell’Europa. Così, piccolo sassolino levato.

Piazza della Vittoria a Gorizia
Le valli del Natisone
Siamo un po’ più a nord rispetto al Collio, fra Cividale, la cittadina longobarda patrimonio Unesco e il confine sloveno. Le valli sono piuttosto remote, distese di boschi sono intervallate solo da alcuni piccoli paesi, in parte pure abbandonati. La curiosità di visitare questa parte ancora più isolata del Friuli Venezia Giulia mi era venuta leggendo la Lonely Planet dedicata e tutto sommato lo rifarei, perché sono luoghi con un fascino selvaggio, ma con alcune accortezze. La guida dà spunti, ma non spiega davvero come vedere al meglio questi posti, se non che la stagione ideale è sicuramente quella estiva. Altrimenti il paesaggio è davvero spettrale. Dopo avere vagato in auto per quattro ore buone, sono arrivata ad alcune conclusioni: probabilmente questa zona è più adatta agli escursionisti, che possono inoltrarsi nei boschi e magari trovare Cisgne, un borgo abbandonato, chiamato l’Angkor Wat friulana. Di fatto, anche chiedendo nella frazione di Cravero non sono riuscita a capire esattamente quale sterrata andasse imboccata e quanto cammino fosse necessario. Se lo scoprite, fatemelo sapere.
Sicuramente è suggestiva Topolò, minuscola borgata che si anima in agosto per un conosciuto festival: già a metà settembre, però, abbiamo incontrato si e no due persone. Infine Stregna: la cittadina è davvero molto piccola e si visita davvero in un attimo, a meno che non vi fermiate al noto ristorante Sale e pepe.

Topolò

Cividale (foto di Letizia Gamberini 2018)