C’era tantissima curiosità – fra amici, parenti e colleghi – su questo nostro viaggio in Giappone con bambini. Sto parlando di Diego, 3 anni e mezzo, e Alice, 15 mesi, i miei nipotini. Da tempo con mia sorella avevamo immaginato di partire assieme e a un certo punto abbiamo fissato sul calendario una data: ottobre 2016. E così è stato. Anticipo subito che è andata benissimo: i bambini sono stati bravi e adattabili, mentre i genitori sono candidati all’Oscar per la sportività (e sono la dimostrazione che viaggiatori si è nella testa e non conta quanti biglietti aerei si comprano in un anno).
Ma ammetto che gli interrogativi all’andata erano tanti. Per me e Patrick dal punto di vista organizzativo: in che tipologia di posti pernottare, come regolarsi fra seggioloni nei ristoranti e pannolini.
C’era poi l’incognita dell’alimentazione e anche dell’itinerario, come trovare la quadra fra vedere più cose possibili, senza cambiare continuamente alloggio carichi di armi e bagagli. Su Internet abbiamo recuperato alcune informazioni prima di partire, ma la verità è che solo sul posto si trovano le risposte alle tante domande. E, assicurandovi che le creature si sono più che sfamate e al netto di qualche caduta di faccia (ma quella sarebbe successa ovunque, se le piccole pesti corrono alla velocità della luce in strada o in metro), credo che la meta sia più che consigliabile.
Ecco qui, dunque, un piccolo manuale di sopravvivenza realizzato dalla zia-blogger, organizzato per punti. A parlare è direttamente mia sorella Lia, con alle spalle viaggi in Europa e negli Stati Uniti, ma alla sua prima esperienza in Asia con prole a seguito. Prima di far parlare lei, faccio solo una premessa: i bambini, anche se alla loro prima volta in un viaggio così lungo, sono abituati a girare, a dormire fuori casa e ad assaggiare i cibi (poi vabbè, la pizza è la pizza).
Che volo scegliere e quanto costa
Il primo consiglio è di optare per un volo notturno e con pochi scali. Noi siamo partiti da Istanbul alle 23.30 con la Turkish Airlines (costo sui 550 euro, circa un terzo di meno per Diego). Se riuscite, al momento del check-in prenotate i posti in corrispondenza delle uscite d’emergenza, ma nella fila centrale, in modo da avere più spazio. Per bambini fino agli 11 chili è disponibile anche una culla, ma lì bisogna vedere quanto è ‘lungo’ vostro figlio (nel nostro caso, ad esempio, Alice non ci stava e i genitori l’hanno tenuta in braccio per tutto il volo, ma noi siamo una famiglia di watussi, ndr).
Come compagnia ci siamo trovati globalmente bene, ma il menù per bimbi era adatto fino a un certo punto ed è stato utile avere portato qualcosa da sgranocchiare. Nel volo d’andata ci hanno dato omogeneizzati e latte al cioccolato, ma al ritorno ad esempio no. Davvero carini, invece, i kit in regalo per i più piccoli.
Per quanto riguarda il passeggino, lo si può portare fino alla porta dell’aereo, nel finger, e lo si riprende quando si scende. A Osaka ce lo hanno fatto trovare già fuori, impacchettato, e con il nostro nome. Nello scalo, da Bologna a Istanbul nel nostro caso, bisogna ricordarsi di prenderlo. Ps. si comprano delle sacche apposite da viaggio in cui riporlo.
Giusto, e i bagagli?
Noi ci siamo trovati bene con il passeggino leggero e l’onbuhimo, una sorta di zainetto morbido. Nel caso, come il nostro, in cui i bambini siano due, è utile anche avere anche la pedanina che si attacca al passeggino visto che si cammina sempre molto. Rispetto ai trolley (che comunque avevamo) sono molto comodi gli zaini, soprattutto per i frequenti passaggi nelle stazioni. Noi ne avevamo uno anche per il cibo che avevamo portato dall’Italia.
In generale, il consiglio è di stare leggeri il più possibile in particolare per le molte stazioni e per le scale che sono ovunque, anche in alberghi e ristoranti (e spesso molto strette e ripide). E poi perché le case sono sempre molto piccole, soprattutto una volta che avrete srotolato i futon in quelle tradizionali. In compenso spesso c’è di tutto, come microonde e phon, quindi è stato possibile cuocere la pasta in casa. Se non volete portarla da casa, calcolate che un pacchetto da 250/300 grammi di Barilla costa intorno ai 2 euro (più economica quella giapponese) e comunque si acquista nei supermercati un po’ più grandi.
Ecco un tema chiave: il cibo
Contrariamente a quanto ci si aspetti, in ogni ristorante, anche il più piccolo e imbucato, ti danno piattini e forchette per i bambini. Dall’impressione che abbiamo avuto, non sembra che i giapponesi portino molto fuori i bambini a pranzo o a cena, ma c’è attenzione ai figli dei turisti (poi è ovvio che siamo stati in località molto note, non in angoli sperduti del paese). Noi abbiamo provato tutte le tipologie di locali e qualcosa da mangiare per loro l’abbiamo sempre trovata: dipende però se avete bambini abituati ad assaggiare anche a casa. In generale, mi aspettavo più sussiego nei nostri confronti, che non c’è mai stato.

In izakaya (con la guida dei Viaggiautori)
Qualche esempio di cibo. I tagliolini del ramen, tolti dal loro brodo che è molto grasso. Il tonkatsu, la cotoletta di maiale e gli yakitori (spiedini di pollo) nella versione più semplice, tipo polpettine o petto. E poi ancora, insalata di patate (ad esempio nelle izakaya, poi sotto specifico qualche indirizzo), crocchette di pesce o di patate, okonomiyaki, gyoza. Diego si è anche molto divertito a mangiare con le bacchette (e voleva usarle anche una volta tornato a casa!). In particolare loro andavano matti per gli edamame, i fagioli verdi di soia serviti ovunque, e i panini ripieni di azuki, i fagioli rossi. Questi ultimi si possono comprare nei tanti negozi stile boulangerie.
Insostituibili i combini, Family Mart e 7 Eleven sono i più diffusi, in cui si trovano latte, yogurt, pannolini, succhi di frutta porzioni di ciambella, banana bread e biscotti (con date di scadenza molto ravvicinate, quindi con pochi conservanti).
Per quanto riguarda quello che mi ero portata dall’Italia, avevo pasta, qualche sugo pronto, mono-porzioni di olio, biscotti e omogeneizzati di frutta: possono essere utili, ma non ho usato tutto. Tornando invece ai ristoranti, non ci sono stati problemi con il fumo (in Giappone è consentito fumare nei locali), anche grazie ai separè. E’ vero che gli spazi sono sempre piuttosto piccoli. Ma queste mini-sale ci hanno permesso di far sgambettare i bambini mentre cenavamo. In compenso, vestiteli ‘a cipolla’ perché possono esserci getti di aria condizionata molto forti. Ma questo vale anche per gli adulti.
E se devono andare in bagno?
Ci sono molti bagni pubblici, generalmente più puliti dei nostri e quasi sempre con fasciatoio (anche sui treni). Tornando indietro, partirei senza pannolini, pasta e frutta, forse solo con gli omogeneizzati. Sul fronte salute, abbiamo fatto l’assicurazione sanitaria Columbus, ma per fortuna non abbiamo esperienze da raccontare.
Qualcosa di oggettivamente più complicato
La cosa più faticosa sono gli spostastamenti in metro e le scale. Essendo un gruppo numeroso noi abbiamo usato molto anche le scale mobili (con qualche equilibrismo con il passeggino, aggiungerei io) ma bisognerebbe cercare gli ascensori che a volte sono un po’ distanti dal binario. Sicuramente è stato più semplice spostarsi con una persona come Patrick (Orizzonti lo conoscete già mi sa) che ci guidava cercando per tutti le linee della metro. I cambi sono oggettivamente difficili, anche se non impossibili se uno ha il giusto tempo a disposizione (aggiungo io che mio cognato Gianluca è stato un santo e ormai manovrava passeggino e zaino voluminosi come io maneggerei due pacchetti di fazzoletti).
Aggiungo che, in caso di necessità, i bagagli si possono lasciare per diverse ore anche negli armadietti (lockers) a pagamento in ogni stazione.
Occhio ai trasporti dunque
Sì, ma in compenso i bambini di questa età non pagano la metro e anche il japan rail pass è gratuito. Vi capiterà di prendere dei taxi (soprattutto a Kyoto): non ci sono stato problemi, ma ricordate che non ci sono seggiolini.
Un altro tormentone, il fuso orario
All’andata i bambini non l’hanno praticamente sentito, al ritorno di più, ma comunque sempre meno di noi. Come esempio, Diego è andato all’asilo già il giorno dopo il rientro.
Giappone con bambini: gli alloggi
A meno che non abbiate disponibilità illimitate, sono sempre piuttosto piccoli. Conviene cercare una sistemazione con il bagno privato (in ryokan e minshuku generalmente sono in condivisione al piano) e cucina. Spesso sono disponibili anche la lavatrice e asciugatrice. Positiva anche l’esperienza di Airbnb: l’appartamento era bello, con una cucina accessoriata e molto più spazioso della media. E’ chiaro che se c’è un intoppo ci vuole un po’ di più per risolverlo: nel nostro caso una notte è saltata la luce e fino al giorno dopo non è stato possibile far nulla. In compenso, la proprietaria è stata molto gentile a farci poi trovare un regalo, un gesto non scontato! Noi abbiamo sempre dormito sul tatami (il pavimento tradizionale di paglia intrecciata), srotolando i futon. I bambini si sono molto divertiti a saltare e buttarsi sui piumoni. E, ovviamente, a dormire tutti assieme. E poi, no sbarre, no paura di cadute. In generale, hanno dormito più che a casa.
La scelta delle attività
I bambini si sono molto intrattenuti con quello che vedevano assieme a noi. E, anche in assenza di parchetti (che comunque non mi sono sembrati numerosi), tappe con molti spazi aperti come Takayama, in certi templi di Kyoto, Kamakura o a Nara è stato possibile farli correre e “scorrazzare” (ecco nei templi, occhio agli schiamazzi).
Lato pratico a parte, cosa significa viaggiare a quest’età?
Alice è veramente ancora molto piccola, ma, almeno per quanto riguarda Diego, penso che il viaggio stimoli la curiosità e l’adattabilità. Poi mi ha colpito come non facesse caso ai tratti somatici diversi delle persone che ci circondavano: non c’erano differenze, ma solo altre persone, e bambini, con cui giocare.
In generale, poi, in Giappone sono stati tutti davvero gentilissimi, dalle amiche cariche di regali, allo sconosciuto in metro che si alzava sempre per farci sedere.
Giappone con bambini: qualche informazione in più
Ecco gli indirizzi che mi sento di consigliare con il famoso ‘ senno di poi’.
Per quanto riguarda locali e ristoranti, consiglio quelli di cui ho già scritto qui. Aggiungerei questo posto a Nara che non mi ha entusiasmato come cucina, ma assolutamente perfetto per i nostri baby-turisti: oltre al menù per Diego con wurstel a forma di polipo e bandierina giapponese, Alice ha rimediato il cuscino-seggiolone. Comodissimo. Voglio segnalare che persino in questo tempio del ramen di Meguro (ma che in Italia si avvicinerebbe quanto meno al concetto di osteriaccia) c’era un pratico seggiolone (e Diego si è slurpato i gyoza).
Per quanto riguarda i pernottamenti, consiglierei assolutamente i due posti scelti a Takayama. Il primo, più caro, è una splendida minshuku. La stanza è più grande della media, pulita, i futon vengono preparati dal personale e, anche se il bagno è al piano, c’è comunque un onsen interno. E’ comodissimo anche per fare la doccia ai bimbi. Dall’altra parte della strada c’è il moderno e pratico Thanyaporn, consigliato soprattutto per i gruppi numerosi (noi eravamo in otto). Meno affascinante, ma con grande cucina e bagno enorme.
A Tokyo ci siamo trovati bene nell’Airbnb già descritto. Per quanto riguarda il quartiere ci sono pregi e difetti: da un lato ha una dimensione più popolare e residenziale, con un fantastico fornaio vicino alla metro. Dall’altro, arriva qui una sola linea e la stazione non ha l’ascensore.
Ecco altri link con esperienze diverse dalla nostra sul viaggio in Giappone con bambini:
- Da Sognando il Giappone.com
- Da Bimbi e viaggi
Sul Giappone ho scritto con Patrick anche una guida per la collana Viaggiautori
Qui invece trovate i miei altri post sul Giappone
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