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Viaggio in Cina: Shanghai e dintorni senza visto

  Assieme alla mia rubrica post nemici del ‘seo‘ e dei motori di ricerca – in cui racconto trasognati itineari in Italia- ce ne vorrebbe una ‘post su viaggi organizzati all’ultimo in un Paese completamente diverso da quello previsto’. Che è poi quest’ultimo caso: se l’anno scorso volevamo andare in Cina e ci siamo trovati in California, per marzo avevamo puntato le Hawaii e invece siamo finiti in Cina. Per chi non si fermerà qui nella lettura pensando che siamo solo degli squinternati (e poi, ovvio, non è che stiamo parlando di scegliere fra, chessò, Ozzano e San Lazzaro, giusto per citare i primi due posti vicini a casa che mi vengono in mente), provo a raccontare il nostro itinerario di 5 giorni fra Shanghai e ‘dintorni’, anche senza visto, ma con il permesso temporaneo di 144 ore che si può fare direttamente all’aeroporto se si è in transito verso un altro Paese. Che nel nostro caso, manco a dirlo, era il Giappone. I44 ore di Cina anche senza visto Ovviamente, prenotando all’ultimo (dieci giorni …

Bangkok, foto di Persorsi

La mia Bangkok

Ci ho messo quei sette mesi (aiuto, il tempo vola) per buttare giù qualcosa su Bangkok. I motivi sono fondamentalmente due: il primo è che ci sono stata davvero poco, appena due giorni. L’altro è che mi pare che poche città siano già state raccontate, fotografate, amate e odiate come questa. Non voglio dire che è un tema inflazionato, anzi, ho sempre letto bellissimi post e articoli, dico solo che Bangkok è una città che non può lasciare indifferenti e che mi pare continui ad attirare  i viaggiatori come una potente calamita. Alcuni li seduce, altri li delude. Per molti è punto di partenza di altri viaggi, come una sorta di porta del Sudest asiatico, per altri è il concretizzarsi di un sogno chiamato Oriente. Inferno e paradiso. Per me è stato un po’ tutte queste cose assieme e il mio piano è di tornarci alla svelta per approfondire un po’ la conoscenza.  E, manco a dirlo su questi schermi, riassaggiare la cucina strepitosa. Intanto, mettendo da parte un po’ di timori reverenziali, mi limito a raccontare …

Prime impressioni sul Laos

Ero partita per il Laos rimuginando su cosa volesse dire Tiziano Terzani (nel libro ‘Un indovino mi disse’) quando scriveva che questo Paese era “uno stato mentale”. Tornata da quindici giorni davvero intensi di Asia profonda, credo di avere capito un po’ di più l’essenza di questa frase. Ma certe riflessioni sui luoghi e sulla gente richiedono il loro tempo prima di uscire. Vanno un po’ covate, cosa perfetta in queste serate bigie di Pianura Padana che così tanto stonano con i colori cangianti di Bangkok e con le vesti arancioni dei monaci di Luang Prabang. Ma qualcosa, intanto, del Laos la posso iniziare a dire. Perché andare in Laos Ce l’hanno chiesto tutti, appena messo piede là. E se a casa mi sento a disagio con amici e parenti “perché sono sempre via”, ecco, in Asia, un viaggio di sole due settimane fa strabuzzare gli occhi agli altri viaggiatori. Ma in molti erano anche stupiti del fatto che avessimo scelto questa sola meta, invece che spostarci qua e là zigzagando sui confini vietnamiti o cambogiani. …