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Libri per neo e future mamme

Viaggi, vini e assaggi. Prima la gravidanza, poi il puerperio avevano messo in stand by i principali argomenti di questo blog. Soprattutto il secondo, in particolare dopo avere fatto la figura dell’alcolizzata con il pediatra che mi ha subito messo in riga: l’allattamento non è cosa da sommelier. E anche sul cibo, la lista di quelli off limits è sterminata. Restavano i viaggi, ma -in questi tempi bui- più che i progetti alimentano i ricordi. Anche perché, il dovere rimandare sogni e voli in questo momento di emergenza è diventato l’ultimo dei problemi (ma non per chi lavora nel turismo, tra l’altro).

Non lo nominerò neanche questo odioso virus che ci tiene lontani dai nostri parenti e amici, ci fa diventare sospettosi pure del postino e che lascia addosso tutto il giorno una cappa di inquietudine, ma mi limito a scrivere di quello che è la mia vita adesso: dopo la gravidanza, l’inizio della maternità. Se le prime settimane mi erano sembrate difficili e aspettavo solo vaccini e primaverili passeggiate all’aria aperta, ancora non sapevo che nel giro di poco avrei dovuto bandire- come tutti- pure quelle.

Le giornate al tempo della reclusione (sole permettendo)

Le giornate al tempo della reclusione (sole permettendo)

E così, appena Mia dorme o mentre la allatto, leggo (e recupero The Leftovers, fantastica). Gli argomenti principali che non siano bollettini e notizie, li potete immaginare: bambini e cose di mamme. Per capirci qualcosa, per ispirarsi, per limitare i danni visto che i neonati sono le creature più straordinarie e imperscrutabili con cui abbia mai avuto a che fare. Che poi, ad essere genitori un po’ più hippy, basterebbe forse solo seguire il flusso. Ma sfido poi io a stare tranquilli con una pandemia fuori dalla porta.

E così, anche se di libri di solito scrivo poco, ne ho comunque macinati di più delle serie tv in questo ultimo anno. E se avete bimbi in arrivo o già in giro per casa, vi consiglio alcune letture, fra acquisti effettuati nel cuore della notte per stare sveglia mentre allatto (regge come scusa il clic facile su Amazon?) e i regali di amiche e sorelle illuminate. Almeno un po’ di tempo, se non altro, ora lo avete.

Ma abbiate pazienza, la lucidità, in questo periodo è quella che è.

Ah no, non c’è Fate la nanna. Non l’ho letto, visto che su questo fronte- ora che l’ho scritto sarò presto punita- fin qui andiamo abbastanza bene.

Il linguaggio segreto dei neonati

Il primo consiglio che do ai neogenitori è di calmarsi. Ci vuole tempo per conoscere il proprio bambino. Ci vogliono pazienza e un’atmosfera tranquilla. Ci vogliono forza e resistenza. Ci vogliono rispetto e gentilezza. Ci vogliono responsabilità e disciplina. Ci vogliono attenzione e capacità di osservazione. Ci vogliono tempo e pratica. Occorre sbagliare molto, prima di fare bene. E bisogna ascoltare il proprio intuito.

Un grande classico (Oscar saggi Mondadori, 2001) di Tracy Hogg con Melinda Blau. E, aggiungo io, il trionfo dell’educazione anglosassone. C’è chi lo ama e chi lo odia, io ritengo invece che sia una lettura utile in molte delle sue parti. In sintesi, l’autrice -esperta puericultirce, denominata ‘la donna che sussurrava ai bambini’ – sostiene l’importanza di far sviluppare un’autonomia ai piccoli, puntando sulla tenerezza certo, ma soprattutto sulla costruzione di una routine fin dai primissimi giorni. Il tutto si sintetizza nel metodo Easy, che sta per Eat, activity, sleep e you, cioè il tempo per te. Tutto molto bello, ma sfido io chi, almeno nei primi mesi, è riuscito ad applicare questa sequenza e far addormentare il figlio nel proprio letto da subito, senza cullarlo o allattarlo.

Il metodo Easy

Il metodo Easy

Mi pare francamente un po’ tutto troppo schematico, anche perché ogni bimbo e genitore sono mondi a sé, ma è certo che nel testo, a leggere bene, abbondano le dritte. Come le tabelle per provare a distinguere i tipi di pianto e per interpretare la gestualità dei neonati, o molte informazioni sull’allattamento (se aspettavo quelle del  mio corso pre-parto stavo fresca), su bagnetto e ruttini. Schemi appunto, assieme ai racconti di tante coppie in cui ci si può facilmente immedesimare. L’importante è non frustrarsi troppo se non tutto risulta così… easy.

Silvia Vegetti Finzi

Non è il nome di un singolo volume, ovviamente, ma dell’autrice di numerosi libri dedicati al mondo della gravidanza, dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ una docente di psicologia, già incontrata nei miei studi all’università, e francamente amo tutto quello che esce dalla sua penna. Di sicuro il suo approccio – fra competenze psicanalitiche e citazioni letterarie- è quello che trovo più equilibrato in un mondo, quello dell’infanzia, di cui tutti dicono tutto e il contrario di tutto. Se l’ostetrica dice a, il pediatra dice b. Per ogni sostenitore del ‘co-speeping che poverino ha bisogno del contatto’ c’è chi a un giorno di vita ha già depositato l’infante in camera sua lasciandolo strillare per ore ‘così si abitua al duro mondo che lo attende’. In queste pagine, invece, guidati un po’ dal buon vecchio Freud, abita il buon senso. E una sensibilità materna che sa abbracciare le altre donne (e pure i papà). Queste pagine sono carezze.

In breve, per dirla come Achille Lauro: segnatevi ‘sto nome.

1) L’ospite più atteso (Einaudi, 2017)
Questo libro racconta una storia di maternità per il piacere di narrare e la speranza di aiutare le giovani donne a decidere se e quando diventare madri considerando la gravidanza non un pegno da pagare, ma come tappa fondamentale della vita. Poiché condividere i propri ricordi induce gli altri a fare altrettanto, confido che il filo della memoria che prima di interrompersi ha collegato per secoli generazioni di donne, possa continuare a fluire.

Una lettura commovente in gravidanza e forse ancora di più subito dopo. L’autrice, narrando in terza persona, ripercorre la sua prima -era il ’68 con tutto quello che poteva comportare- guidando ogni donna in questo periodo così intenso, in cui tutto cambia, nella psiche molto prima che nel corpo, e che fa riconnettere con il proprio passato -e il proprio materno- proiettando nel futuro. Un racconto delicato, con molti riferimenti psicanalitici, ma sempre accessibili, di come dal bambino della notte- quello che ha abitato da sempre il nostro inconscio- diventi un bambino reale nel giorno in cui nasce. E un invito a “pensare” la gravidanza, non viverla in sordina, dimenticandola subito.

2) A Piccoli passi. La psicologia dei bambini dall’attesa ai cinque anni (Oscar saggi Mondadori, 1994).

Da una settimana a me e mia sorella: la famiglia si allarga (e le occhiaie mie pure)

La famiglia si allarga (e le occhiaie mie pure)

Qualora esistesse, il genitore perfetto sarebbe dannoso perché non permetterebbe mai al figlio di staccarsi da lui. Accontentiamoci dunque, come suggerisce lo psicologo Donald W.Winnicot, genitori “abbastanza buoni”.

Si parte dalla gravidanza, e dalla donna, e si ripercorrono tutti i temi più importanti dell’infanzia, così decisivi nella creazione della nostra personalità. Silvia Vegetti Finzi, con Anna Maria Battiston, lo fa mettendo in luce “la filigrana dell’inconscio”, rispondendo a domande su sensazioni e situazioni ricorrenti. Dal parto, al sonno, dall’allattamento al ritorno al lavoro, questo libro affronta i temi che riguardano in fondo tutta la famiglia e sarebbe un’ottima lettura anche per i papà. Ecco quindi come prepararsi al distacco, come affrontare tic e incubi o l’approccio al vasino. In queste pagine c’è tutto, sempre spiegato con molta dolcezza, per prepararsi a essere genitori. Avviso però: non è un libro facile da trovare. A me l’ha regalato quella santa donna di mia sorella, ma online si dovrebbe ancora trovare qualche copia.

3) La bambina senza stella, Bur 2015

Come i cuccioli degli animali, anche quelli umani possiedono straordinarie capacità di adattamento e in più, grazie a una fervida immaginazione creativa, possono uscire indenni, come l’araba fenice, da brucianti situazioni esistenziali. Questa convinzione non ci autorizza però a buttarli in mare sperando che la cavino da soli. Ognuno ha il diritto di nascere sotto il segno dell’amore e di essere accompagnato, nel cammino verso la maturità, da adulti attenti e comprensivi. Tuttavia senza rischi non si cresce e chi non ha mai affrontato il dolore non ha potuto produrre anticorpi che difendano da sconforto e disperazione.

Anche in questo libro l’autrice narra in terza persona la sua infanzia, segnata dalle vicende della seconda guerra mondiale e da un temporaneo allontanamento dalla madre in seguito alle leggi razziali (il padre della ‘bambina’ protagonista è ebreo, da qui il riferimento alla stella del titolo). Raccontando gli episodi significativi e rimasti impressi nella su memoria, Vegetti Finzi parte dalla sua esperienza particolare per descrivere meccanismi universali con cui i bambini gestiscono emozioni, trovano soluzioni e superano piccoli e grandi traumi.

Preparati!

In quanto uomini, potreste sentirvi in dovere di affrontare il problema e trovare una soluzione. Quando poi constaterete che i vostri sforzi sono stati vani, in preda all’ansia e alla frustrazione, vi sfiorerà l’idea di pubblicare un annuncio ‘Vendesi neonato’ tra le pagine economiche.

Papà Patrick, detto 'ostetrico' per la grande manualità nel cambio di pannolini e apprezzabili dosi di buon senso

Papà Patrick, detto ‘ostetrico’ per la grande manualità nel cambio di pannolini e apprezzabili dosi di buon senso

Il sottotitolo di questo libro dell’americano Gary Greenberg – con le illustrazioni di Jeannie Hayden (Giunti 2o11) – in realtà è Guida pratica per neopapà. Lo inserisco lo stesso perché è ricco di praticissimi consigli che servono assolutamente anche alle neomamme. A meno che non siate ostetriche o abbiate in famiglia generazioni di donne con della manualità, queste dritte dall’abbigliamento al seggiolino, fino a come cullare il bambino sulla lavatrice, servono pure alle madri che hanno bisogno di fare pratica. E poi c’è un aspetto impagabile: si ride molto e si sdrammatizza in un momento stupendo della vita, ma, diciamolo, fa anche un po’ tremare i polsi.

Quello che le mamme non dicono

Prendete due tizi qualsiasi, di sesso opposto, e buttateli in un salotto alle 5 di mattina. Ci siete? Ok. I due sembrano in stato confusionale. Ballano, cantano canzoni con parole inventate, saltellano sul posto, fanno versi strani, imitano animali saltando fuori dai divani, balbettano. A un certo punto lei si toglie il reggiseno. Potreste pensare che, come minimo, hanno tirato una pista da sci. Nulla di più sbagliato. Stanno semplicemente cercando di addormentare un neonato. 

Continuo con il filone del ‘ridiamoci anche un po’ su’, ma tornando a un punto di vista femminile, quello di Chiara Cecilia Santamaria (molte forse conosceranno già il suo blog). Dal Pampero ai Pampers alla ricerca dell’istinto materno recita la copertina (Best Bur, 2010) del libro. Ecco un racconto ironico, disincantato e onesto di una gravidanza non cercata (o almeno non in quel momento della vita della giovane protagonista), ma in cui in tantissime donne possono identificarsi. Perché l’istinto materno non è per forza qualcosa di immediato, è normale non volere rinunciare alla propria identità, alla propria ‘me’ di prima. O almeno non del tutto. Il divertimento fra le pagine, davvero brillanti, è assicurato. E ci si sente tutte meno sole.

Da dove la vita è perfetta

Lei non lo voleva un bambino. Non l’aveva mai voluto. Però quello lì, che ora nuotava sul lato sinistro dello schermo e compiva una capriola, non era affatto un bambino: era suo figlio.

Apro una parentesi, entrando nel mondo della narrativa. Di romanzi ispirati al tema della maternità ce ne sono moltissimi, ma questo di Silvia Avallone (Rizzoli, 2017), che io ho letto a metà gravidanza, mi ha davvero emozionato ed è sicuramente il più bello letto nel 2019. Siamo nella mia città, Bologna, e si alternano- e intrecciano- storie di donne alle prese con la loro maternità: cercata, negata, accettata. Diverse prospettive e diverse fasce di età, diverse condizioni sociali, un affresco sull’adolescenza (ma non solo) che fa un macerare nella nostalgia, una periferia senza redenzione. Non vado tanto oltre, se no spoilero, ma i personaggi trascinano nel loro mondo. Ed è difficile, alla fine, separarsene.

Non stancarti di andare

Attendere: infinito del verbo amare.

C’è anche un graphic novel. Questo di Teresa Radice e Stefano Turconi (Bao Publishing, 2017) è stata una bellissima scoperta, sia per le illustrazioni che per la storia narrata, in cui si intrecciano una gravidanza, una storia d’amore, la scoperta delle proprie radici e il dramma della guerra in Siria (e non solo). Il libro infatti è dedicato a padre Paolo Dall’Oglio, rapito da anni ormai, che ispira uno dei personaggi. E’ fondamentalmente un libro che parla di amore, a tutti i livelli, della solitudine necessaria per la comprensione di sé e dell’accettazione delle diversità degli altri. Un piccolo gioiello.

Bebè a costo zero

Oggi, dopo aver letto alcuni testi illuminanti, dopo essermi documentata un poco di più sulle esigenze del neonato e, soprattutto, dopo essere diventata mamma per tre volte, mi sento di affermare che quello che serve ‘davvero’ a un bambino sono l’abbraccio amorevole e il seno della mamma. E null’altro.

Next to me sì o no? Al momento gradisce molto di più il gatto di Mia

Next to me sì o no? Al momento gradisce molto di più il gatto di Mia

Non si può fare solo della poesia. I neonati sono tanto belli quanto costosi. E allora a riportarci sulla terra è questo libro di Giorgia Cozza (Il Leone Verde, 2016). Il sottotitolo è Guida al consumo critico per accogliere e accudire al meglio il nostro bambino e tra le pagine si affrontano le tappe principali della gravidanza e del post partum esaminando bisogni e necessità di bambini e genitori e i relativi costi. Pannolini, culle, passeggini: un universo sconfinati di oggetti da valutare per bene. Cosa vi serve davvero? Tanti i consigli per non correre a comprare tutto quello che sul momento sembra indispensabile, soprattutto in un momento storico del nostro pianeta in cui bisogna consumare in modo responsabile. L’autrice spiega dunque perché non è necessario correre subito a comprare bilance e tiralatte e mille giochi, riportando esperienze di mamme e pubblicazioni scientifiche.
Tanti i pregi. Però a volte anche un acquisto non fondamentale può avere un suo significato. Ok, è giusto non spendere soldi nei negozi pre-maman per cose che si indosseranno poche settimane, però anche vestirsi con gli abiti del marito mi sembra un po’ eccessivo. Così come bandire ogni prodotto per le ragadi: nel mio caso francamente il solo latte materno non sarebbe di certo bastato (e ne ho avute poche). Insomma, è un bene farsi prestare tutto il prestabile perché parliamo di oggetti che durano poco tempo, ma quando ti trovi in quel ‘poco tempo’ in quel momento è tutta la tua vita e anche quel piccolo oggetto o quel vestito diventeranno un ricordo prezioso.

Babies

In questi giorni che Netflix è a tutti gli effetti un membro della famiglia, mi sento di consigliare anche questa serie-documentario. Bebè: viaggio nel primo anno di vita (2020) è organizzato in sei puntate che affrontano i temi principali sotto la lente di recenti studi scientifici. Affetto, prime pappe, a gattoni, le prime parole, a nanna, i primi passi. Sono gli argomenti trattati in ogni puntata, della durata di circa un’ora.

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