Parigi in 36 ore
Parigi val sempre una messa, anche per poco tempo. Anche di lunedì. Non è un dettaglio da poco, perché se vi trovate nella ville lumière non tarderete a scoprire che moltissimi musei (e ristoranti) sono chiusi. Persino in una metropoli così ogni tanto abbassano la saracinesca e quel giorno sembra proprio essere il lunedì. E’ quindi bene avere in mente un piano B per godersi al massimo questa città capolavoro. Io ho puntato sui giri a piedi (forse un po’ troppo, da farsi venire le vesciche), ma sono tanti gli angoli, un po’ in tutti gli arrondissement in cui vale la pena sbirciare. In questo post propongo qualche itinerario: alcune tappe non sono necessariamente originali, ma fanno innamorare di questa città una volta in più.
Intanto la lista dei musei che sono chiusi di lunedì (solo per citarne alcuni molto famosi). Il Louvre, invece, è chiuso il martedì.
- Musée d’Orsay
- Musée Rodin
- La bibliothèque nationale de France
- Musée Carnevalet, Histoire de Paris
- Musée des Arts et Métiers: il ‘Louvre della tecnica’
- Casa di Victor Hugo (nella splendida place de Vosges) e di Eugène Delacroix
- Institut du monde arabe
- La reggia di Versailles
- La casa di Monet a Giverny
1) All’ombra di Nôtre-Dame verso il Quartiere Latino
Esatto. La cattedrale simbolo di Parigi fortunatamente è sempre aperta e si entra pure gratuitamente. Se incappate in una bella giornata è un delitto non arrampicarsi sulle torri rese immortali da Victor Hugo (quelle invece si pagano: 8 euro) per ammirare da vicino guglie e gargoilles. I simpatici ibridi e mostriciattoli che sembrano sorvegliare la città sono in verità ottocenteschi, ma il fascino di questa chiesa è enorme, soprattutto perché consente di avere una panoramica a 360 gradi della città. E le città vanno sempre, sempre, viste dall’alto. Dal lato sinistro cade l’occhio su una chiesetta, che sembra infinitamente piccola rispetto alla cattedrale, circondata da un grazioso giardino. Basta scendere e scoprire cos’è. Si tratta della chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre, costruita con le pietre scartate durante la realizzazione di Nôtre-Dame. E’ bello sedersi su una panchina del giardino ad ammirare ancora una volta la cattedrale, ma anche l’albero (puntellato) più antico di Parigi.
Uscendo, due chicche sulla sinistra. La prima, il negozietto Odette, per chi cerca un’alternativa ai macaron: vende bignè così belli e colorati da sembrare gioielli. Anche nel costo, ma ne vale la pena. E poi, la stupenda libreria Shakespeare. Negozietto di libri in lingua inglese, ma dal fascino bohemiène: il Tamigi e la Senna si incontrano in queste pittoresche salette. Al piano di sopra c’è pure il pianoforte e una sala in cui si proiettano filmati e documentari. Très chic.
Da qui, sempre nel quinto arrondissement, si può raggiungere a piedi la rue Mouffetard. Una strada, dal traffico limitato, che, per quanto un po’ turistica, regala una passeggiata rilassante fra edifici dalle facciate interessanti, a volte con sculture e dipinti originali. In fondo alla strada c’è anche un mercatino, ma attenzione perché chiude presto. I localini, poi, non si contano. E’ una versione meno pacchiana del Quartiere Latino, che però, è da tenere in considerazione per una cena un po’ nella tarda (chi mi legge sa che il tema mi sta a cuore). Fino a mezzanotte, ad esempio, nelle stradine dietro Saint-Severin potrete sperare solo in una raclette: sono molti i locali specializzati in cucina savoiarda. Affonderete crostini di pane, patate e prosciutto in una fonduta di tre formaggi. Non male come ripiego, no?
2) Una passeggiata Saint-Germain-des-Prés e all’Odeon: fra piazze e cortili
Palazzi sormontati da abbaini, tranquilli negozi di quartiere, ma anche eleganti boutique. Nelle vie dietro il trafficato Boulevard Saint-Germain, nel sesto arrondissement, si respira qualcosa che, non so, definirei un ‘clima parigino’. Le strade si fanno più strette e ci si trova col naso schiacciato davanti alle vetrine delle boulangerie. Nel quartiere dell’Odeon si arriva dalla fontana di Saint-Michel (che secondo il libro Ou s’embracer à Paris è uno dei punti più romantici della città) si entra in stradine medievali. Un altro spaccato della Parigi che fu è nella Cour du Commerce-Saint-Andrè: una strada lastricata su cui si affacciano oggi negozi raffinati e ristoranti, anche se al numero 9 venne realizzata, niente meno, la prima ghigliottina. Va fatta una sosta da ‘Une dimanche à Paris’: pasticceria da sogno in cui gustare favolosi macaron.
Restando nei paraggi della Chiesa di Saint-Germain, una piazzetta incantevole, anche se da quando sono state tolte le panchine si è un po’ svuotata, è Place de Furstenberg: vi si affaccia anche la casa del pittore Delocroix, ma come dicevo di lunedì è chiusa. Anche la chiesa più antica di Parigi merita una visita e se avete voglia di fare un salto nel tempo, dall’altra parte della piazza ci si può sedere ai tavolini del Cafè Deux Magots, quartier generale di Simone De Beauvoir e Jean Paul Sartre.
Manca solo una tappa alla Chiesa di Saint-Sulpice. Io la trovo un po’ tetra, ma sicuramente è carica di atmosfera. Il contrasto con la bella piazza esterna e l’eleganza delle boutique circostanti è forte. Una curiosità: all’angolo si trova un fantastico (e carissimo) negozio di calze e collant. Ventiquattro euro al paio però!
3) Sul canale di Saint-Martin
Se non fosse stato per il ristorante Vivant (oggetto del mio prossimo post), che da un paio d’anni ha contributo a cambiare volto al quartiere, non credo che mi sarei avventurata nel decimo arrondissement. Il quartiere, in quanto a periferie, non è il massimo visto che vi si trovano due grandi stazioni, ma offre punti di grande interesse. Non per niente, negli ultimi anni pare che anche i radical chic parigini l’abbiano riscoperto, come dimostrano localini e negozi di abbigliamento davvero interessanti. Tutto ruota attorno al canale di Saint-Martin, le cui rive sono patrimonio dell’Unesco. Le acque che affiorano nelle città mi affascinano sempre molto perché aiutano a immaginarsi la storia dei centri urbani e una diversa viabilità, acquatica, ben prima delle rivoluzioni urbanistiche del Novecento. Qui in realtà la storia si è spesso colorata di tinte noir, visto che affioravano dal fiume i cadaveri, ma oggi è decisamente molto diverso, soprattutto nel fine settimana quando il canale diventa pedonale. Il pezzo forte è camminare lungo un susseguirsi di chiuse (sono organizzate pure visite in barca, ma solo da marzo in avanti) e sedersi a prendere un caffè in uno dei bar affacciati sulla strada.
Altre piccole chicche del quartiere. E’ decisamente il posto giusto per farsi… un’acconciatura afro: intere vie sono affollate di parrucchieri e negozi di immigrati. Oppure, in rue du Château d’Eau, al numero 39, si può osservare la casa più piccola di Parigi. Per maggiori informazioni e aneddoti letterari sul quartiere rimando al post di Orizzonti sul X Arrondissement.
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