Inghilterra
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Qualche giorno nello Yorkshire

Ci sono luoghi che sono oggettivamente belli, che riconosciamo perché li abbiamo visti in foto mille volte. E poi ci sono luoghi belli per i nostri occhi, che riconosciamo perché erano già da qualche parte dentro di noi. Per me lo Yorkshire ,e in generale l’Inghilterra, è stato questo, uno di quei paesi in cui qualcosa, dentro, si sintonizza e suona la sua musica più bella. E, in un attimo, finisce nella lista dei posti del cuore.

Tutto nasce da un matrimonio di famiglia (in effetti ormai un po’ di famiglia ce l’ho in Gran Bretagna) a Nottingham, occasione che io e Patrick abbiamo colto al volo per visitare lo Yorkshire. A Londra ci sono stata diverse volte e non è mai scattata la scintilla, ma qui è stato tutto diverso. Un po’ perché usciti dall’aeroporto di Leeds (dove vola la Ryan Air), basta fare qualche curva per ritrovarsi fra colline, querce, muretti e fattorie in pietra: un contesto agreste, insomma, che per me è il massimo (chi ama le metropoli rischia di annoiarsi a morte: non è per tutti, ecco).

Un'immagine dal viaggio nello Yorkshire

Un’immagine dal viaggio nello Yorkshire

Ma il vero motivo di tanto entusiasmo è che nello Yorkshire io c’ero stata tantissime volte, ma solo con l’immaginazione. Un viaggio iniziato nell’adolescenza e mai del tutto finito fra le pagine dei romanzi, in anni in cui la timidezza rendeva più facile dialogare con personaggi di un mondo fatto di parole, che affrontare persone in carne e ossa.  Anni passati a chiedermi che aspetto avesse poi esattamente quella brughiera raccontata, ad esempio, da Frances Hodgson Burnett nel Giardino segreto o da Emily Brontë in Cime tempestose. Quante carrozze avevo visto attraversare queste lande. E, vent’anni dopo, eccomi arrivata.

Haworth, a casa delle sorelle Brontë

La prima tappa non poteva che essere questa cittadina, che ha più l’aria di un villaggio. Il centro è composto da caratteristiche case in pietra grigia, così come le strade lastricate. Ma, fra un pub e l’altro, qui si viene per fare visita alle sorelle Brontë nella casa (oggi Brontë parsonage museum) in cui hanno vissuto e scritto, assieme al padre, vedovo da moltissimi anni. Per chi ha amato questi romanzi, trovarsi nel salottino in cui Anne, Emily e Charlotte creavano e si confrontavano sui loro personaggi è un’esperienza quasi mistica. Nella prima stanza a sinistra, c’è pure il divano su cui è morta una delle sorelle, tutte scomparse giovanissime. Scorrendo i pannelli alle pareti, mentre il pavimento di legno scricchiola sotto i piedi, sembra di vederle, davanti ai caminetti o nella cucina. E in effetti le si vede, nel dipinto appeso sulle scale, in cui sono rappresentate tutte e tre.

Non voglio sembrare un’invasata, ma dormire nel B&b a pochissima distanza dalla casa è stato emozionante. Il borgo è turistico, certo, ma è anche un angolo di quiete e l’anima del luogo è molto forte. L’ho colto in profondità al tramonto, quando abbiamo camminato nei campi subito dietro le case, in compagnia di cavalli e mucche. Il cielo incendiato di rosa, la luce bluastra sulle colline, il cinguettio degli uccelli, la staccionata, l’erba umida. Eccola qui, l’anima del luogo.

Bronte Parsonage Museum, Haworth

Bronte Parsonage Museum, Haworth

Haworth, Yorkshire

Haworth, Yorkshire

Haworth

Haworth

Chi ha un po’ più di tempo – e noi ce lo siamo ritagliati la mattina successiva- dovrebbe andare a Wuthering Hights (vi dice qualcosa?). Mentre ci davamo dentro con la english breakfast, ci siamo procurati una mappa un po’ approssimativa del sentiero per arrivare alla collina in cui leggenda vuole ci sia l’inquietante casa di Heathtcliff. La strada, che attraversa splendidi prati e costeggia case nel bosco (in un cottage abbiamo comprato una marmellata alla lavanda, semplicemente lasciando i soldi in una scatola) è molto bella, ma a un certo punto – almeno nella nostra cartina disegnata – non era chiara la deviazione da fare.

Mentre vagavamo in cerca di un punto di riferimento, ho capito che cos’è quella brughiera che aspettavo da una vita.

La scoperta è stata che, anche in una mattinata di giugno, si tratta di un ambiente ostile, battuto dal vento, in cui ci si perde facilmente. In assenza di sole, il cielo copre tutto di una luce grigia e si cammina calpestando arbusti bassissimi, di cui ricordo il rumore sotto i piedi. Poi alla fine ecco la collina con i ruderi di una casa e alberi magnifici, che ho raggiunto complimentandomi con me stessa per avere scelto un marito così dotato di senso dell’orientamento. Chissà, forse quella non sarà stata la casa dei nostri protagonisti, ma in fondo, poi, che importa. Sulla strada, in compenso, si passa davanti all’abitazione che probabilmente ha ispirato davvero Emily Brontë: vi abbiamo incontrato uno scrittore in ritiro seduto davanti all’ingresso.

Le Yorkshire Dales

Accontentata me, ora toccava a Patrick. E così il viaggio è proseguito verso il parco delle Yorkshire Dales, con le sue incredibili formazioni rocciose e prati così verdi da sembrare fluo. Abbiamo pernottato lungo la strada, dopo avere fatto un passaggio nel pittoresco paesino di Grassington. Il posto era piuttosto deserto, ma non dimenticherò il curioso gruppo di motociclisti che, scesi da moto più grandi di loro si sono seduti nel tavolo vicino al nostro ordinando tazze di tè. Anche i centauri in Inghilterra non rinunciano alle tradizioni pomeridiane! Sulla via del ritorno il navigatore ci ha mandato in quelle che in Italia chiamerei cavedagne: il concetto è che si siamo trovati in un paesaggio surreale, nella luce dorata del tramonto, in cui c’eravamo solo noi e pecore a perdita d’occhio. Alcune erano anche in mezzo alla strada, transitando  placidamente da una collinetta all’altra. Un altro momento magico, da respiro un po’ mozzato. La pace abita fra queste staccionate.

Ma la vera meta era il parco, per un trekking molto facile (anche per me!). Dopo avere lasciato l’auto nel parcheggio del centro visite, siamo entrati in una specie di vallata seguendo il corso del fiume. E’ il panorama più bucolico che io abbia mai visto (la Contea in Nuova Zelanda è fuori gara), fra il verde brillante dell’erba, i fiori gialli, la pietra dei muretti a secco e un cielo azzurro con batuffoli di nuvole.

Uno dei motivi della visita resta la grande parete rocciosa, la Malham Cove, sopra la quale siamo saliti da un sentiero a gradini laterale. Dall’alto è ancora più incredibile, visto che ci si trova a camminare in una distesa di enormi pietre. In questo punto si incrociano diversi sentieri, noi siamo tornati verso la macchina, comprando un panino in un chiosco sul sentiero.

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